Sei in: Aree di studio / POESIA
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( Octavio Paz )
Nel Lachete, Socrate ragiona sulla definizione di “coraggio” e afferma: «Senz’altro è coraggioso il soldato che resta al suo posto e combatte contro i nemici … Che dire però di quell’altro che abbandona il posto, ma combatte mentre fugge? … Sì, come gli Sciti, di cui si dice che combattono fuggendo non meno bene che mentre avanzano».
Ecco, la poesia è un atto di coraggio che richiama alla mente quell’antica popolazione nomade di guerrieri e arcieri a cavallo. È fuga dalle brutture del mondo, comprese quelle che ci portiamo dentro: ma se i suoi dardi (i versi) sono adoperati con la destrezza e la strategia degli Sciti, allora è una lotta ardita, una via alternativa di salvezza.
Henri Laborit, nel suo Elogio della fuga, scrive del veliero che, non potendo lottare contro il vento e il mare per seguire la propria rotta, per non andare alla deriva sceglie la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela, unico modo per salvare barca ed equipaggio. Il che gli permette tuttavia di scoprire, all’orizzonte delle acque tornate calme, rive sconosciute che rimangono ignote a chi ha avuto l’illusoria fortuna di seguire le rotte dei carghi e delle petroliere. Poesia: deviare per essere concreti, esplorare l’ignoto e se stessi.
La mia ultima silloge poetica è: Quell’anno sull’Altipiano. Trenta liriche in omaggio a Emilio Lussu (Kappa Vu, 2015).